Santulussurgiu offre molti spunti per un'interessante visita: una casa padronale del XVIII secolo ospita il bel Museo della Tecnologia Contadina, realizzato dal Centro di Cultura Popolare e visitabile su appuntamento. Artefice della raccolta è "Su mastru Salis", Maestro Salis, che in venti anni ha raccolto più di 2000 oggetti appartenuti alla civiltà e alla tradizione del paese.
Visitare il museo è come fare un viaggio a ritroso nel tempo. Sala dopo sala riemergono oggetti usati quotidianamente dai contadini, dai pastori e dai carbonai che lavoravano ai piedi del Montiferru.
Nella parte alta del paese si trova la chiesa di Santa Maria degli Angeli, che conserva al suo interno un bell'altare di legno intagliato. In paese esistono ancora artigiani specializzati nella fabbricazione dei coltelli o nei finimenti per cavalli (morse, selle e stivali di cuoio), animali che fin dall'antichità hanno avuto un posto di particolare privilegio nella vita del paese. A Carnevale la strada di fronte al museo, chiamata "Sa Carrela 'e Nanti", è teatro di una sfrenata corsa a pariglia di cavalli guidati da uomini in costume.

Di straordinario fascino sono i riti della Settimana Santa prima di Pasqua, che coinvolgono le quattro confraternite del paese. I momenti di più alta solennità e drammaturgia sono le rappresentazioni il martedì de "Su Nazarenu" (il Cristo alla colonna), il giovedì de "S'Iscavamentu" (la crocifissione) e il venerdì de "S'Iscravamentu" (la deposizione dalla croce). Queste rappresentazioni sacre sono di particolare incanto perché accompagnate dai canti a cuncordu, noti fin dal XV secolo, in sardo e latino.
Altra importante tradizione, questa volta di carattere enogastronomico, è la produzione del casizzolu, dall'inconfondibile forma a pera, e de sa trizza e sa fresa, formaggi conosciuti ovunque in Sardegna.
Chiesa di San Leonardo
La chiesa di San Leonardo sorge in una zona ricca di boschi alle pendici del Montiferru, nell'area chiamata "delle sette fontane" dallo spagnolo "siete fuentes" per via delle sette sorgenti nella zona. Il sito è una frequentata meta di turismo domenicale, per via dell'abbondanza d'acqua e dell'aria fresca e salubre anche nella stagione estiva.
La chiesa di San Leonardo esprime al meglio il fascino del monumento medievale immerso nel verde e legato all'antica pertinenza all'ordine degli Ospedalieri di San Giovanni.
Nel "Condaghe di San Nicola di Trullas" (XII-XIII secolo) è menzionata una "villa VII funtanas", mentre nel 1341 si ha notizia di una "ecclesia septem fontium". Una fonte documentaria del 1355 attesta l'esistenza dell'ospedale di San Leonardo di sette fontane, tenuto dagli Ospedalieri di San Giovanni. Non abbiamo fonti che attestino la data di fondazione o di consacrazione, tanto meno le diverse fasi costruttive dell'edificio religioso. Alla metà del XII secolo potrebbe risalire una prima aula mononavata con abside semicircolare, ampliata fra XIII e XIV secolo con l'abbattimento del muro N e la ricostruzione dell'abside, che assunse l'attuale pianta quadrangolare.
L'edificio è in conci di basalto. La facciata è suddivisa in orizzontale da archetti a tutto sesto che separano la parte inferiore con i due portali da quella superiore timpanata. La parte inferiore a sua volta è partita da una lesena. Le paraste cingono i lati della facciata: in quella destra rimangono tracce di probabili strutture di raccordo con edifici circostanti. Il timpano è coronato da archetti pensili a tutto sesto su peducci. I portali sono del tipo architravato e lunettato a tutto sesto. Il portale di sinistra presenta la lunetta non rialzata mentre il portale di destra ha la lunetta rialzata di un concio. I due portali non sono coevi, dato che la loro somiglianza è stata voluta dai costruttori che però non sono stati in grado di mascherare il divario cronologico.
Diversa soluzione fu adottata per l'abside, ricostruita secondo le nuove tendenze gotiche: quadrata con monofora archiacuta. È interessante notare come gli archetti monolitici siano a tutto sesto con una sottile ghiera incisa, e non a sesto acuto come vorrebbe il linguaggio gotico che ha dettato le forme della monofora absidale.